IEROPHANIE è parola coniata da Mircea Eliade (1907-1986), filosofo e storico delle religioni, rumeno di Bucarest, professore, ricercatore e studioso noto in tutto il mondo. Significa manifestazione del sacro. Il sacro è un elemento della coscienza umana, non un momento o uno stadio, ma strutturalmente insito nella mente umana. E l’uomo, poiché per sua natura limitato, finito, non può che tendere a qualcosa di eterno, stabile solido. La realtà quotidiana non va bene, bisogna trascenderla: occorre il sacro che serve a superare la contingenza e la precarietà. Ne consegue, secondo Eliade, che l’uomo non può non essere religioso, che nessuna civiltà è atea e che non esiste una umanità areligiosa.

Da questa breve premessa siamo partiti, Fulvia Toscano e io, per dare origine al Festival Ierofanie, in cui l’atto artistico è la più riconosciuta tendenza dell’umanità a superare il quotidiano, l’ordinario e diviene luogo della trascendenza. Devo a Fulvia questa ricerca, e la denominazione del progetto strettamente legato al Genius Loci di cui abbonda la nostra isola. Giardini Naxos e Segesta, i luoghi da cui partiamo per questa prima edizione, cui si spera ne seguiranno altre, e artisti che fondano la loro ricerca proprio sul sacro. Momenti, perimetri anche umani, spiriti inabitanti di un sacro che ha a che fare con una progettualità lunga una vita, viaggiatori ed esploratori che grazie alla loro ricerca espressiva, ampliano lo stato della coscienza di noi tutti.

Claudio Collovà